31/12/10

presentazione


B&B DA SANDRA
Via SALA 5
32040 CASAMAZZAGNO

COMELICO SUPERIORE BL

TEL .0435 68067

CELL .338 25 55 98 2
Il bed and breakfast Da Sandra si trova a Casamazzagno uno dei quattro caratteristici paesi di Comelico Superiore, definito anche "balcone del Comelico" proprio per la sua posizione più alta panoramica e dominante sulla valle.
Il b&b Da Sandra, in tipica casa di montagna, è composto da due accoglienti, calde e spaziose camere da letto dotate di ogni comfort, tv e vista panoramica a 360°.
Il bagno è ad uso esclusivo delle due camere ed è dotato di doccia, lavabo, wc e bidè.
La colazione è preparata direttamente dalla signora Sandra e viene servita nella “Stua”, tipico salotto caldo di montagna affacciato sull'incantevole paesaggio delle Dolomiti. Comodamente potrete assaporare le deliziose torte fatte in casa, i dolci tipici e i prodotti locali, tutti di ottima qualità.
Vi aspetto, per informazioni telefonate.

31/12/09


una camera e il bagno


15/09/09

http://www.bellunovirtuale.com/menuprati.html?x=51&y=45

Collegati a questo sito e vedrai delle meravigliose fotografie di Renato Bortot che dice:"In un mondo dove le informazioni ci giungono sempre in quantità maggiori, più veloci e più caotiche; mi sono fermato a contemplare una montagna, un prato fiorito, un corso d'acqua ed un vecchio fienile lassù sulle mie montagne.Ho cercato da molti anni di raccogliere questi miei sentimenti in alcune foto panoramiche che un pò al giorno sono diventate molte, moltissime, quasi come a realizzare un mosaico virtuale del mio paese...
Come è, come vorrei che restasse.. "

02/09/09

la geologia

Aspetti geologici
A cura di Ugo Scortegagna
tratto da il "Sentiero Frassati" del Veneto

Nel percorso ideale che seguiremo in questa trattazione, entreremo in contatto con quasi tutte le formazioni che caratterizzano il Comelico-Sappada. Lasciando alle spalle le grandi montagne dolomitiche del Gruppo del Popèra, abbiamo di fronte a noi una conca verdeggiante, ove le forme tondeggianti e arcuate dei dossi, ormai ricoperti dal bosco, stanno ad indicare che ci troviamo di fronte a delle rocce che possono essere friabili e/o antiche. Sappiamo, dalle nozioni scolastiche, che le montagne più vecchie sono e si presentano come più basse. In parte è vero: bisogna però tener conto anche della litologia, cioè del tipo di roccia. Nel nostro caso l’informazione che ci avevano dato è giusta. Ci troviamo di fronte a delle rocce prevalentemente di origine cristallina (metamorfiche), costituite prevalentemente da filladi e scisti. Questo è il basamento metamorfico del pre-Carbonifero (Paleozoico) e rappresentano le rocce più antiche di questa area, ma anche di tutte le rocce affioranti in Italia (460M.a. fa). Tale basamento cristallino è quello che rimane a testimonianza dell’Orogenesi Ercinica. Forme arrotondate dove nei tratti meno inclinati e pendenti sono stati collocati centri abitati, alcuni speculari a Danta come a Costalissoio, Costalta, ecc.
Il fondovalle, ove scorre piuttosto copioso, il Piave, rappresenta la linea fisica di separazione tra le rocce del basamento metamorfico e le rocce di origine sedimentaria come i calcari e le dolomie di piattaforma che formano l’ossatura base del Gruppo dei Brentoni e delle Terze. Rocce formate da sedimenti depositatisi nel Triassico superiore e medio, circa 200 M.a.fa.(Mesozoico) quando questa zona era un’area completamente ricoperta d’acqua marina non eccessivamente profonda, ove vivevano organismi fissatori e costruttori delle piattaforme carboniche come alghe, spugne e scarsi coralli. Questo tipo di rocce ci accompagnerà per tutto il primo tratto una volta abbandonato il fondo valle, non molto lontano da Campolongo. Durante la discesa di S. Stefano sono visibili le formazioni denominate Arenarie di Val Gardena (colorazione rossa) e la Formazione a Bellerophon (calcari scuri) che, percossi, emanano un caratteristico odore di bitume. Sono formazioni che segnano il passaggio tra l’Era Primaria (Paleozoico) e quella Secondaria (Mesozoico) e sono caratteristiche di un ambiente di transizione tra il mare e la terra ferma. I tratto che va da Sappada fino in Val Visdende ci mostra un ambiente di grande fascino, offrendo anche squarci panoramici e paesaggistici di risalto. Si percorre la valle costruita dalle acque del Piave (che nasce poco più a monte sotto la splendida piramide biancastra del Peralba) formata da calcari chiari in parte metamorfosati di età Devoniana (intorno ai 400 M.a.fa) dell’Era Primaria o paleozoica. Ai piedi di questo “monolite” troviamo rocce più terrigene della Formazione della Val Visdende. Trattasi di una formazione citogenetica tipica di un ambiente marino piuttosto profondo, formato da argilliti, siltiti grigio argento-grigio verdi e brunastre, laminate e pieghettate, interessate da metamorfismo del Carbonifero; una tipica formazione estremamente friabile ed erodibile, tale da essere predisponente ad una morfologia del paesaggio più dolce, meno articolato rispetto ai gruppi che si trovano più a meridione. Favolosa la veduta sull’alta Val Visdende, ove frontalmente dominano il Monte Lastroni, le Creste del Ferro e il Monte Rinaldo formati essenzialmente da calcari fini del Landinico (Triassico medio), derivanti da sedimenti formatisi in un ambiente marino di piattaforma ove notevole era la subsidenza, favorendo così una notevole crescita verticale. Tali formazioni si chiamano esplicitamente Formazione del Wefen e Dolomia del Serla inf. Due formazioni, queste, che trovano notevoli affioramenti in questa parte del Veneto. In dettaglio la Formazione del Werfen (247-240 M.a.fa) è costituita da calcari marnosi grigi e neri ben stratificati e calcari oolitici alternati a siltiti e arenarie rosse e verdi che contengono fossili come la Claraia clarai (bivalve) e la Naticella costata(Gasteropode).
La Dolomia del Serla inf. (240-238 M.a.fa) è formata da dolomie e calcari di colorazione da grigia a bianca, con stratificazione indistinguibile. Nel cuore della Val Visdende, si osservano le montagne di confine, piuttosto omogeneizzate come struttura e copertura vegetazionale. Una uniformità morfologica dovuta per effetto della propria natura litologica piuttosto friabile e alterabile -come abbiamo accennato sopra- vale a dire la Formazione della Val Visdende (Carbonifero Paleozoico) formata da argilliti e siltiti di mare piuttosto profondo. Dal centro della verdeggiante e lussureggiante Val Visdende, si osserva l’articolato e frastagliato Gruppo dei Longerìn formato prevalentemente da Dolomie e Calcari del Werfen, del Serla, del Triassico inferiore, di ambiente litorale e di scogliera. Qualora si passi accanto a degli affioramenti fittamente stratificati e di colorazione rossastra e scura, si possono rinvenire le testimonianze del moto ondoso di battiglia: i classici ripple marks. Ora si attraversano le formazioni più vecchie, rispetto a quelle che formano le Crode dei Longerìn, come quelle a Bellerophon e Arenarie di Val Gardena simili a quelle riscontrabili scendendo da Danta a Santo Stefano. Qui gli affioramenti sono mascherati da una florida vegetazione che copre i versanti. Dalla Forcella Zovo scendendo lungo il Col di Tamber verso San Pietro, rientriamo nel basamento metamorfico, caratterizzato soprattutto da filladi. L’attraversamento estremamente panoramico del Comelico Inferiore e Superiore rimanendo in costa per un lungo tratto in quota, passeggiando sopra le filladi del basamento metamorfico. In questo tratto la visione sull’ampia vallata come liana si manifesta in tutta la sua grandiosità e integrità: si staglia l’ampia cornice dei monti del Gruppo Popera, (con litologia formata da Calcari e Dolomie del ladinico, circa 230M.a.fa.), piuttosto resistenti e duri che offrono pareti di grande risalto e guglie svettanti ove sono state scritte epiche pagine di alpinismo dolomitico. Il fondo valle è ricoperto da una serie di depositi morenici, mascherati da una vegetazione arborea e arbustiva di notevole interesse. Si percorre l’ampia vallata sui depositi terrigeni sedimentari provenienti dallo smantellamento dei monti circostanti, in prevalenza calcarei dolomitici del Popera, modellati dal ghiaccio che copriva queste valli e successivamente dalle acque correnti. In prossimità dei Bagni di Valgrande, posizionandosi in un punto che ci permette di guardare oltre la barriera forestale, possiamo osservare, verso nord est, quel torrione che risalta nella parte finale di un bosco erboso che corre parallelamente alla Val Padola (Costa della Spina). E’ un piccolo tesoro della zona, il Col Quaternà, vecchio camino vulcanico (neck) formato da una roccia più resistente (lava vulcanica) rispetto a quello che lo circondava (il vulcano) che con il tempo si è smaltellato essendo formato da rocce più alterabili, lasciando così la testimonianza del solo camino centrale che raggiunge la quota 2503m. Oltre alle rocce vulcaniche del Col Quaternà in prossimità del Passo di Monte Croce Comelico si può osservare uno degli affioramenti più belli ed estesi delle Arenarie di Val Gardena (ricordo trattasi di arenarie rosse di origine fluviale che derivano dallo smantellamento delle piattaforme, prevalentemente vulcaniche, che emergono verso est; la colorazione rossa testimonia, oltre che l’origine continentale, anche un ambiente arido desertico).

07/12/08

Il carnevale

I Carnevali del Comelico appaiono molto articolati e ancora pieni di suggestioni.
Ogni frazione ha il proprio corteo di maschere con personaggi ben caratterizzati come i matazins e il lachè, muniti di copricapi coloratissimi ed elaborati, nastri e scialli o come le mascri da bela e le mascri da vecia con i volti coperti da maschere di legno.
Il corteo invade le strade, esibendosi in danze eleganti, sulle note di musiche tradizionali.
Potete vedere i "Matazin" e i "Laché", le belle maschere degli sposi, dei medici e dei notai e, di contro, l’allegra e blasfema compagnia dei brutti: pagliacci, diavoli e spazzacamini con i loro campanacci. Tra questi, anche "l’òm selvàrech" (l’uomo selvaggio), personaggio avvolto da un’aura sacrale e portatore di una valenza propiziatoria.
"La simbologia e la struttura nei carnevali arcaici, ma di fatto, in alcune aree montane, come ad esempio nel Comelico, ancora vivi ed autentici – rileva Gianluigi Secco - sono molto forti e sono funzionali all’augurio di un anno fertile. Il significato propiziatorio originale coinvolgeva e impegnava l’intera collettività".
Divisa, come la vita, nei cortei del bene e del male, la collettività era infatti chiamata a rappresentare le due tensioni, facendo un po’ da corollario alle ricche maschere dei personaggi guida, quei Matazin ai quali era accreditato addirittura un ruolo sciamanico. "I Matazin esprimono autorità, potenza, bellezza, fertilità ed abbondanza attraverso i loro indumenti, oggetti e comportamenti – spiega ancora Secco, che ai Mata e ai personaggi dei carnevali arcaici delle Dolomiti Venete ha dedicato il suo ultimo libro -. L’abbigliamento è così sempre molto ricercato e spesso impreziosito da specchi e pietre, pizzi, piume e da un bastone, simbolo di fertilità, con cui toccare le donne desiderose di avere un figlio. Hanno il compito di influire, con riti e magie, sulla rigenerazione della natura e di simboleggiare, con la processione dei morti che praticano con le altre maschere, il ritorno alla vita".Che "esplode" attraverso la musica ed il ballo seguendo le note di strumenti antichi legati al mondo pastorale: all’inizio le pive, poi i pifferi, a partire dal 1700 il violino e, nella seconda metà del 1800, la fisarmonica.
Una documentazione sui carnevali del Comelico, con l'esposizione di alcuni costumi carnevaleschi, si trova nel Museo Etnografico "La stua" di Casamazzagno.
Di particolare bellezza i volti lignei. Il museo, che prende il nome dalla stanza foderata in legno dove la famiglia trascorreva l'inverno al tepore della stufa in muratura, presenta una ricostruzione degli ambienti tipici delle case del Comelico e dei cicli di lavoro più significativi. Il museo di Casamazzagno è una cellula del sistema museale del Comelico, che comprende anche il piccolo Museo "La fudina" di Dosoledo e il Museo della cultura alpina del Comelico di Padola.
Nel primo è esposta l'intera strumentazione della "Fudina dei fauri": dal tornio al trapano a trazione manuale, dalle cesoie a leva alle bordatrici e alle piegatrici.
Questi oggetti testimoniano l'evoluzione di un'attività molto diffusa in Comelico, quella dei fabbri calderai ambulanti, conosciuti ben lontano dai confini del loro territorio.
Nel Museo di Padola invece sono ricostruiti alcuni cicli produttivi tradizionali, mediante oggetti, fotografie e modellini dettagliati dell'artigiano Alberto De Bettin.

25/08/08

Le chiese di San Leonardo

San Leonardo Vecchio
Situata su un poggio naturale immediatamente sopra l'abitato di Casamazzagno offre al fedele ed al visitatore una vasta visione panoramica di tutta la vallata.
Questa Chiesa gotica la cui base residua probabilmente è del XIII secolo, fu incendiata dalle milizie di Massimiliano d' Austria nel 1508 come le chiese di Candide.
Nel 1545 fu ricostruita da "mistro Nicolò de Ruopel de Cargna" e consacrata nel 1548Nel 1774 si eressero due cappelle laterali che assorbirono i preesistenti contrafforti esterni.
Contiene due altari: su quello maggiore,una pala di autore ignoto con la Beata Vergine della Salute, San Antonio da Padova e San Francesco da Paola e con le statue di San Lucano e San Antonio da Padova del XIV o XV secolo oltre ad una pala attribuita a Cesare Bagni, dipinta nel 1609 a Udine.
L'altro è l'Altare degli Angeli, in legno, con una grande pala di autore ignoto recante l' Immacolata, San Francesco d' Assisi, San Lucano e San Pietro di Alcantara.
Il coro presenta ottimi bassorilievi con la nascita di Gesù e la fuga in Egitto.
La porta è ancora archiacuta originale mentre le finestre dell' abside sono state modificate e sono rettangolari.
Caratteristico il campanile, collocato davanti alla porta d' ingresso della chiesa, con finestre archiacute nella cella campanaria.
E' tutt'ora periodicamente officiata in particolari occasioni.


San Leonardo nuovo - Beata Vergine della Salute
I regolieri e gli abitanti della frazione di Casamazzagno nel 1722 decisero che era necessaria una chiesa più grande e più vicina al centro del paese che stava espandendosi : la nuova costruzione fu dedicata alla Beata Vergine della Salute. Fu arredata con un prezioso altare del Brustolon, ma nel 1851 un incendio devastante la distrusse completamente.
Sette anni dopo, nel 1858 l' ingegnere Antonio Pante progettò una nuova, grande chiesa, con dedica a San Leonardo: venne costruita dal 1859 al 1870.
L'altare della Beata Vergine della Salute è arricchita con una pala di A. Bettio.
Affreschi importanti sono stati eseguiti nell' abside e sulle vele del coro da Tomaso Da Rin: domina una Trasfigurazione con i Padri della Chiesa.
Fu acquistato ed esposto un dipinto di Paolo Veronese che raffigura Betsabea, mentre un altro dipinto prezioso raffigurante il Trionfo della Croce, opera di A. Schiavone, fu smarrito. L'emerito pittore sappadino Pio Solero nel 1925 eseguì una pala, ancora esposta, per l' altare ligneo di San Antonio.

Indicazione di dove siamo - Immagine dal satellite



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la vista dal poggiolo della sala colazioni

La vista dalla sala colazioni

Il balcone fiorito della sala colazioni

alcuni dolci fatti in casa dalla Sandra per la prima colazione

altri dolci fatti in casa dalla Sandra per la prima colazione

la sala colazioni

La vista della zona con la chiesa di San Leonardo